
Stamattina ero al telefono con la mia coach e le stavo raccontando di come ogni volta che mi trovo in una relazione subentri anche il mio caos.
Quel tipo di caos che ti fa scattare, che tu sei in una sorta di equilibrio e basta una piccola parola, un modo di fare, uno sguardo, una frase, che sbam. Fa scattare, proprio.
L’autocontrollo fa le valigie e ti saluta, l’autostima si sotterra, la rabbia prende il volo. O la rabbia oppure, per quanto mi riguarda, comincia a suonare l’allarme per evadere dalla relazione.
Partiamo dal principio però: perché una certa parola può farci scattare così tanto?
Non è la persona che ci fa scattare, ma la situazione che richiama qualcosa di vecchio: una certa dinamica passata con i genitori, con un/a ex, qualcosa che ci ha segnati. Tant’è che non tutte le persone reagirebbero allo stesso modo davanti a quella frase o situazione. Siamo noi a reagire così e questo vuol dire che è stato richiamato qualcosa del nostro passato che non è mai stato sanato.
Questo significa anche che il mio bellissimo ‘fuga starter pack’ sarebbe pressoché inutile, perché se non è la persona del momento che richiama quella cosa, sarà la prossima. L’unica è diventare consapevoli del motivo per cui reagiamo così e del fatto che non è colpa della persona che abbiamo davanti, ma è solo un richiamo a ferite passate.
Passiamo ora al secondo punto, quello che crea ogni santa volta i casini nella relazione. Quando scattiamo mettiamo in atto una cosa sola: ci focalizziamo su noi stessi, su come stiamo e su come salvaguardarci. L’altra persona chi se la ricorda, chi ci pensa. Esistiamo noi ed il nostro ego ferito.
Quindi ci incazziamo, rispondiamo male, spariamo parole, cerchiamo la ripicca per far sentire l’altra persona tanto male quanto stiamo male noi, mettiamo su muri. E poi? Poi, se ci va bene, per un po’ l’altra persona cercherà di fare qualcosa, ma all’ennesimo litigio (di solito sono più o meno sempre per le stesse cose che fanno scattare) sarà lei a scattare. Sarà lei a mettere su dei muri. E le due linee, che prima percorrevano lo stesso percorso, si troveranno improvvisamente di fronte ad un bivio. Ed in silenzio, con l’amaro in bocca ed il rancore nel cuore, si separeranno.
Ha senso?
No, non ce l’ha. E se si pensa che l’altra persona potrebbe semplicemente evitare, non è la risposta giusta. Entrambi bisogna venirsi incontro: da una parte prevenendo ciò che fa scattare, dall’altra non scattando così tanto. Il modo più semplice (ma nelle relazioni ci piace complicare rispetto a semplificare) è di parlarne. Dire le cose. Dirle per una buona volta.
Per quanto riguarda invece il momento top dello scatto, in cui potremmo distruggere l’altra persona a parole, quello che fa shiftare me è la semplice frase: dov’è il focus?
Lì realizzo che il focus è solo su di me e sul mio ego, non di certo sulla relazione e sull’altra persona. Mi ricordo che il mio obiettivo non è ferire l’altra, ma migliorare la relazione e crescere assieme, e alimentare il mio ego non è di certo un modo per raggiungere questo scopo.
Quindi, se sei dentro ad una situazione che ti fa scattare, chiediti su cosa ti stai focalizzando e cosa vuoi: alimentare il tuo ego o crescere?
Ege.
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